Il CRAF ha acquisito in questi giorni, l’intiero archivio fotografico di Rosangela Betti. Si tratta di oltre 3000 stampe fotografiche di vari formati ed inoltre video, dvd, diacolor e la serie complete di macchine fotografiche che ha sempre usato. Le fotografie di Rosangela Betti (Mercatale-Sassocorvaro, 1946) possono essere definite un dialogo od un soliloquio allo specchio.
Studia alla scuola d’Arte F. Mengaroni di Pesaro. Non porta a termine gli studi.
E’ autodidatta in tutte le sue forme espressive. Vive e lavora a Rimini. Prima mostra di pittura a Pesaro nel 1968. Dall’ottobre del 1980 inizia ad esprimersi con il mezzo fotografico.
Prima personale di fotografia alla galleria Ken Damy a Brescia nel 1982.
E’ stata pubblicata su varie riviste di settore e non. In Italia e in Giappone.
Hanno scritto di lei: Italo Zannier-Giovanna Calvenzi-Roberta Valtorta-Giuliana Scimé-Roberto Mutti-Paolo Barbaro-Denis Cur-ti-Ken Damy-Ando Gilardi.
Vari articoli che parlano del suo lavoro sono apparsi su importanti quotidiani, quali: La Repubblica-Corriere della Sera-L’Unità-Il Resto del Carlino e settimanali quali L’Espresso
Lo specchio che la intriga e la coinvolge non è l’unico elemento con cui gioca e lavora. Può esserlo una fessura, una luce o un’ombra, pur sempre come l’altro suo occhio, il suo animus, come vedere oltre e dentro. Così lei costruisce con corpi maschili e femminili l’esserci comunque, nel vedersi e nel vedere. Alcune fotografie sono volontariamente autoritratti che penetrano un’autocoscienza di sé, con smarrimento o memoria in un percorso reale, ma virtualmente disegnato su prospettive di sogno, su concretezze anche impalpabili. La Betti ha lavorato da anni con la fotografia e la pittura, prima approdando ad una sorta di verifiche del tratto, della luce, dei corpi. Attraverso la fotografia l’autrice ha iniziato un suo particolare approccio con l’esistente visto nella sua essenza, puntando sulle cose o le persone per farne uscire una luce che le attraversi.
Così crea dinamicamente opere che sembrano donarci illusione e staticità, ma che invece scoprono non solo chi le fa, ma anche chi le osserva.